Compagnia

Fabrizio Favale

Fabrizio Favale dal 1999 ha creato oltre trenta coreografie ed è invitato da numerosi festival e teatri di altissima rilevanza internazionale come Théâtre National de la Danse Chaillot Paris, Biennale de la Danse de Lyon, La Biennale di Venezia, SIDance Seoul, Varna International Festival e molti altri. Ha ricevuto prestigiosi premi per la coreografia in Spagna, Germania, Italia e Serbia.

 

La sua danza è orientata all’astrazione, tipica delle tecniche americane con cui si è formato. I paesaggi coreografici che disegna nelle sue opere sembrano rimandare di volta in volta a mondi lontani e sconosciuti, in cui la danza si presenta come un orizzonte libero da interpretazioni e classificazioni.

 

Con un orientamento verso l’esplorazione e la sperimentazione, Fabrizio Favale tratteggia atmosfere talvolta telluriche, talvolta eteree, con intensità o rarefazioni ottenute quasi esclusivamente con il puro movimento dei danzatori.
Le tecniche esistenti del balletto, della danza moderna e post-moderna, fino a evoluzioni complesse e perfino virtuose, sono largamente utilizzate e ridisegnate in linguaggi sperimentali e assetti ogni volta diversi del tutto personali.
Geometrie, ricami del movimento, temi caotici, canoni, unisoni, variazioni, effetti ottici di sovrapposizione di movimenti dai toni psichedelici, disegnano panorami coreografici che sembrano non avere inizio né fine.

 

Con un approccio mai antropocentrico che guarda con una certa predilezione alle forme dell’esistenza diversa dalla nostra, ha attraversato negli anni territori forse più appartenenti alla botanica, all’etologia, alla meteorologia, alla glaciologia… incrociando talvolta anche territori della fiaba, del mito, della tradizione popolare.

 

Fabrizio studia balletto classico con Denis Carey, Victor Litvinov, Sue Carlton Jones, Robert Strainer. Tecniche e modalità della danza Moderna e Post-moderna Americana (nello specifico Cunningham, Limón, Nicholais e Trisha Brown) con Andé Peck, Roberta Garrison, Sandra Fuciarelli, Jeff Slayton, Betty Jones, Nina Watt, Irene Hultmann, Louise Burns, Alwin Nicholais.

 

Fin da giovanissimo ha ricevuto numerose borse di studio tra cui Full Scholarship all’American Dance Festival, Duke University, USA nel 1990 e la borsa di studio per coreografi Ater di Reggio Emilia nel 1991.

 

A 19 anni riceve il premio “Nati per la danza” presso il Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia e a 26 anni la nomination come “miglior danzatore italiano dell’anno 1996” dal Premio G. Tani.

 

Dal 1988 al 1991 ha danzato per il Balletto di Napoli. Dal 1991 al 2001 ha danzato per la Compagnia Virgilio Sieni Danza, interpretando i ruoli di maggior rilievo in tutti gli spettacoli di compagnia.

 

I suoi lavori sono stati coprodotti da Théâtre National de la Danse Chaillot Paris, MUSEION – National Museum of Arts in Bolzano, Tanz Bozen Festival, Festival MILANoLTRE Milano, Fondazione Teatro Comunale di Vicenza.

 

Nel 2011, in occasione della presentazione del lavoro “Un ricamo sul nulla” al Gran Teatro dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma, riceve la “Medaglia del Presidente della Repubblica al talento coreografico italiano”.

 

Inventa una serie di formati sperimentali di programmazione per Festival e Teatri italiani. I principali sono: “Piattaforma della Danza Balinese” (2014-2015) per Santarcangelo Festival e “Circo Massimo” (2016-2017) per Teatro Duse Bologna.

 

Collabora con musicisti e compositori come Mountains (USA), Teho Teardo (IT), Daniela Cattivelli (IT) e artisti visivi come ZimmerFrei (IT), Lele Marcoianni (IT).

 

Il suo progetto outdoor Le Stagioni Invisibili – Ciclo Coreografico Infinito 2018-2021, ha ricevuto il Premio Produzione “PerChiCrea 2019” di Siae e Mibac ed è rientrato nella rosa degli 8 migliori progetti outdoor europei 2021 del Big Pulse Dance Alliance nel programma Open Air Commissions.

 

Con il duo First Rose (Fabrizio Favale e Andrea Del Bianco), disegna anche scene, costumi e manufatti, che a volte innestano le opere coreografiche in configurazioni enigmatiche di strani esseri, come ibridi di una sorta di mondo insieme organico e inorganico.

 

Per il triennio 22-24 Fabrizio Favale è nominato Artista Associato Italiano di MILANoLTRE, Teatro Elfo-Puccini Milano.

 

Nel 2022, in collaborazione con la coreografa Simona Bertozzi, con Sementerie Artistiche di Crevalcore e con il sostegno di Comune di Bologna, crea l’Atelier della Danza – Centro sperimentale per le arti della danza e della coreografia e il Festival Plantings on Pluto (Crevalcore, BO).

Lavori e video

2022 Winter Forest

2023 Danze Americane

2022 Winter Forest

2022 The Rose Alien Tour

2021 Alce estratto
2020 The Halley Solo
2020 The Wilderness
2020 Lute
2019 The Rain Sequence
2018 Argon
2018 / 2021 Le Stagioni Invisibili – Ciclo Coreografico Infinito
2018 Circeo
2015 Ossidiana
2014 Orbita
2014 Alberi
2013 Cartografia disabitata
2012 Isolario
2011 Un ricamo fatto sul nulla
2009 Se fossero le Alpi
2008 Il Gioco del gregge di capre
2008 Kauma
2005/2008 Mahabharata – episodi scelti
2005 II H
2003 Roccu
2003 The unclean rest
2003 Opera scorpione
2000 Vent
1999 Ganimede Show

Premi e riconoscimenti

– Medaglia del Presidente della Repubblica come Miglior talento coreografico italiano 06-07-2011 Roma, Gran Teatro dell’Accademia Nazionale.

– Secondo premio miglior coreografia per “Un ricamo fatto sul nulla” 30-10-2010 Festival 15Masdanza, Spagna

– Terzo premio miglior coreografia per “Un ricamo fatto sul nulla” 05-11-2011 No-Ballet Ludwigshafen, Germania

– Primo premio miglior coreografia per “Il gioco del gregge di capre” 23-10-2009 Festival 14Masdanza, Spagna

– Primo premio miglior coreografia per “Il gioco del gregge di capre” 12-05-2009 Belgrado National Theater, Serbia

– Premio Fondo Fare Anticorpi, promosso da Ater Danza e Rete Anticorpi ER per il lavoro “Isolario” 18/06/2012 Bologna

– Coproduzione fra Ater Danza, Fondazione Nazionale per la Danza Reggio Emilia e Anticorpi Network per i lavoro “Orbita” 2014

– Coproduzione fra Danae Festival Milano e Teatri di Vita Bologna per il lavoro “Alberi” 2014

– Tre anni di residenza artistica presso Teatro Comunale di Casalecchio di Reno (Bologna) a cura ERT Emilia-Romagna Teatro Fondazione, 2005-2008

– La compagnia è uno dei 4 gruppi italiani selezionati per The Italian Show Case. Dance Base Fringe Festival of Edinburgh, Scozia, 2013

– 2016 Il lavoro “Ossidiana” è invitato alla Biennale de la Danse de Lyon

– 2018 Il lavoro “CIRCEO” è coprodotto da Théâtre National de la Danse Chaillot, Parigi

– 2019 il progetto LE STAGIONI INVISIBILI – CICLO COREOGRAFICO INFINITO / The Creation of Seasons vince il Premio di Produzione “PerChiCrea” di SIAE e MIBAC

– 2019 Il lavoro “Argon” vince il premio Danzaurbana XL 2019

– 2020 I lavori “Lute”, “Ibis Tanz” e “The Wilderness” sono coprodotti dal Festival MILANoLTRE

– 2021 I lavori “ALCE” e “Icelandic Ufo” sono coprodotti dal Festival MILANoLTRE

– 2021 Il lavoro “ALL ANIMALS” dal progetto LE STAGIONI INVISIBILI – CICLO COREOGRAFICO INFINITO è stato selezionato dal Big Pulse Dance Alliance come uno degli otto migliori progetti outdoor europei 2021 nel programma Oper Air Commissions

– Per il triennio 22-24 Fabrizio Favale è nominato Artista Italiano Associato di MILANoLTRE, Teatro Elfo-Puccini Milano

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“Il coreografo poeta”
di Massimo Marino, Corriere della Sera 26/03/2014

“Il ricamo misterioso di questo danzatore principe della coreografia e del filosofico ghirigoro sul nulla, Fabrizio Favale è coreografo poeta. La sua danza è capace di dare alla tecnica voce filosofica e interiore. Non c’è storia: è fatta di intrecci, di “imitazioni” del vento, della natura, del movimento degli animali, di impalpabili eppure concretissime variazioni atmosferiche, di ghirigori rapinosi. La sua compagnia Le Supplici, è bolognese ma, come spesso avviene, è più facile vederla all’estero, dove ha vinto parecchi premi. Per Favale la danza è un modo per esplorare le cose, l’universo. Scrive “Ma noi vogliamo dimostrare che forse non è l’uomo a essere l’oggetto prediletto della danza, ma qualcosa d’irraggiungibile, stellare.” …Gli interpreti, bravissimi, sono insieme controllati e pronti a metamorfosi iperboliche fatte di un gesto. Un altro. Un fuoco, una fiamma fatta di corpi, di mani, di braccia, una leggera sospensione del tempo che macina e trasforma la presenza del corpo. Un vento che trascina e trattiene. Un sollevarsi all’essenza.”

 

CON LE SUPPLICI UN CIRCEO VULCANICO
di Rodolfo di Giammarco, la Repubblica 25/06/2018
Roma 23/06/2018 Rassegna “Grandi Pianure”

“In “Circeo” di Fabrizio Favale irrompono le esalazioni di un vulcano, campeggiano su un lato le installazioni di una coppia di speleologi di faglie eruttive, s’intravedono sul fondo i riflessi di crateri accesi, e poi il fondale liscio e di ghiaccio si scioglie per dare spazio a una muraglia di lava. In questo contesto sbalzato dalla natura, gemellante a un’Islanda il promontorio mitico del Tirreno dove Ulisse incontra Circe, Favale materializza una coreografia di rara forza antropologica, un sommovimento primitivo cui dà corpo, oltre ai due performer scientifici citati, una schiera di sette danzatori brutali, virulenti, direi soprattutto selvatici, con impressa la scorza ruvida degli uomini ancestrali dei ritratti del genio naif Gino Covili. Non bastasse, questo bellissimo, misteriosissimo e telluricissimo “Circeo” – vero spettacolo internazionale con battesimo coproduttivo al Théatre de Chaillot di Parigi, approdato all’Argentina nell’ambito della rassegna “Grandi Pianure” del Teatro di Roma – incamera presenze zoomorfiche, adotta passaggi di interpreti mimetizzati da pelli di animali, come a evocare anche un bestiario, un graffito da caverna remota. Eppure questo lavoro di Favale e della sua compagnia Le Supplici, proprio in quanto non narrativo, in quanto buio o accecante, in quanto energicamente tribale, io lo trovo pervaso di una contemporaneità che metabolizza il nostro inconscio, la nostra afasia, la nostra compulsività nascosta. È un’altra razza più brusca e diversamente corporativa di quella dei guerrieri della bellezza di Jan Fabre, la razza di questi intrepidi esploratori, sincronici antieroi, solitari lupi della scena, ma qualcosa di imparentabile nel Dna a me pare che sussista, al di là delle radici americane che legittimamente Favale attribuisce al suo praticantato d’oltreoceano. Poi, certo, alcune dinamiche seguono le cadenze seriali del suono-rumore originale di Daniela Cattivelli e dei cespiti scelti dai Mountains, dai Sigur Ros, da Alex Somers, da Windy & Carl. Ma c’è pure un ritmo emesso dalle anatomie di queste creature in cattività, in tempesta.”

 

Danza. Le quattro stagioni itineranti di Fabrizio Favale
di Giuseppe Distefano, Artribune.com 08/06/2019

“Con una peculiarità di grande respiro, di dilatazione percettiva, di mappatura organica, di “transumanza” partecipativa di parabole tra poesia e realtà, è il progetto Le stagioni invisibili realizzato da Fabrizio Favale con la Compagnia Le Supplici. Partecipare anche solamente a una delle quattro performance coreografiche nell’arco di un anno, che scandiscono il passaggio delle quattro stagioni, è anzitutto un’esperienza. Di condivisione. Dove il paesaggio diventa nutrimento dell’anima.
È un’immersione fisica, all’aperto, dentro scenari naturali, agricoli o industriali, che richiedono silenzio, ascolto, sguardo partecipe. Da esploratori. Come lo è il coreografo Fabrizio Favale, dedito da sempre a perlustrare con la danza paesaggi geografici e naturali evocandoli sulla scena, nei musei, o in altre location non tradizionali, suscitando vedute, luoghi concreti e spazi infiniti. O vivendo i luoghi direttamente. Come, appunto, per il progetto Le stagioni invisibili – ciclo coreografico infinito (progetto speciale di Agorà con la direzione artistica di Elena Di Gioia, e promosso dalla Unione Reno Galliera, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, produzione Associazione culturale Liberty), volto a scoprire “territori d’incanto e apparizione”, come li definisce lo stesso coreografo che, con la natura, motivo di continua ispirazione, coltiva una relazione di simbiosi, concreta e quasi sensuale.”

 

“Calligrafia, forme edonistiche leggere e impalpabili. Favale è l’autore di un ordito così leggero da essere molto più “effimero” della danza stessa”.
Carmelo Antonio Zapparrata, artearti.net

 

“Quello che disegna è un gesto rapido e leggero, che doma il tempo (tutto il tempo che serve, fino quasi all’immobilità) e rende palpabile lo spazio con la torsione del busto, lo sfarfallio delle braccia e un impulso rotatorio di orientale origine. E’ una danza quasi sacra, densa di pensiero e mai superflua, un ricamo volatile e per questo tanto più prezioso.”
Maria Cecilia Bizzarri, DANZA & DANZA

 

“Per comprendere facilmente cosa si intende quando si parla di “terzo paesaggio della danza”, bisognerebbe partecipare alle “Stagioni Invisibili” realizzate da Fabrizio Favale Le Supplici. Nel quarto episodio “estivo”, per esempio, si è calati in una condizione creaturale, in cui il disegno coreografico si fonde col paesaggio. Il silenzio fa da cassa di risonanza al ritmo intimo della natura, in una simmetria straordinariamente toccante tra arte e vita.”
Fabio Acca, Theater Critic, Adjunct Professor at Bologna University

 

“C’è sempre una sottile poesia negli appuntamenti con le Stagioni Invisibili di Fabrizio Favale Le Supplici. Nonostante il sole tutt’altro che primaverile, quello di cui sono stato testimone ieri nella ex discarica di Galliera è stato un inno alla fertilità dell’arte. E quindi a una danza “della cattiva strada”, le cui innovazioni forse ai più rimangono ancora sconosciute, ma che nel tempo germogliano e diventano potenzialmente rivoluzionarie.”
Fabio Acca, Theater Critic, Adjunct Professor at Bologna University

 

“Le prodige italien, méconnu en France, présente à Chaillot la première hexagonale de Circeo,
une pièce chorégraphique tellurique et céleste. Huit danseurs virtuoses nous emportent dans leurs hypnotiques métamorphoses. Circeo est cette montagne italienne mythique qui surplombe la mer Tyrrhénienne, où le héros Ulysse rencontra la sorcière Circé. Les sources de Fabrizio Favale puisent ici en trois lieux géographiques – le mont Circé, le massif sous-marin Vavilov voisin, le volcan glaciaire islandais Hekla. Et son inspiration réside en la figure de la divine ensorceleuse, fille d’Hélios et magicienne présidant aux mutations humaines par des incantations, poisons et potions. L’artiste conçoit une danse « non-chorégraphique et spatiale » interprétée par huit hommes puissants : un mouvement originel dont il ne resterait que l’élémentaire circularité, déclinée en sensuelles arabesques et sinuosités. Le chorégraphe italien, remarqué avec Ossidiana lors de la Biennale de danse de Lyon 2016, ausculte ici les polarités de l’homme et du cosmos : vitesse et lenteur, nocturne et diurne, feu et glace. Depuis vingt ans, à Bologne et ailleurs, lui et ses « suppliants » (du nom de sa compagnie Le Supplici) explorent à travers la danse les motifs de l’univers, de sa poétique et de ses mystères.”
Mélanie Jouen, Official presentation at the Theatre National de la Danse Chaillot, Paris