Alce

Un lavoro di Fabrizio Favale

 

Durata 50 minuti

 

Coreografia Fabrizio Favale
Set First Rose
Danzatori Daniele Bianco, Daniel Cantero, Pietro Conti Milani, Giacomo De Luca, Claudia Gesmundo, Mirko Paparusso, Andrea Rizzo, Daniel Tosseghini, Po-Nien Wang
Musiche Fennesz, James Holden, Dark Morph, Nathan Fake, Team Ghost, Jónsi & Alex
Co-produzione Festival MilanOltre, KLm – Kinkaleri / Le Supplici / mk
Con il contributo di MIBAC / Regione Emilia-Romagna / Regione Lombardia e Fondazione Cariplo per il progetto Next
Con il sostegno di h(abita)t – Rete di Spazi per la Danza / Sementerie Artistiche, Crevalcore / Teatro Consorziale di Budrio
Realizzato a DAS Bologna / Teatro Duse Bologna
Si ringrazia Teatro Duse Bologna, per la gentile concessione degli spazi

 

 

Con questo lavoro il gruppo approfondisce una tematica che da lungo tempo indaga ed è fonte di invenzione di diversi lavori: la presenza animale e il nostro rapporto con essa.
La presenza animale da sempre accende la fantasia umana e sembra porsi misteriosamente in relazione con il sogno. Ma sembra anche suggerire nuovi sensi dello spazio e del tempo, nuovi linguaggi, impossibili intelligenze delle forme e del movimento.
Da questi presupposti questo lavoro si muove in un’alta complessità tecnica che destruttura e ridisegna le tecniche esistenti, in un allontanamento senza ritorno verso astrazioni del movimento d’un altrove indefinito.
Alce è nato originariamente come un episodio d’Inverno del progetto open-air Le Stagioni Invisibili – Ciclo Coreografico Infinito (2018-2021), ma da subito ha iniziato a disegnare un paesaggio proprio, che non comunicava più con il paesaggio “reale” in cui doveva essere inserito. Questo nuovo paesaggio era innaturale, artefatto, ultraterreno e necessitava dell’artificio del teatro per esistere.

Spesso i danzatori lavorano strettamente radunati in una trama fatta di intrecci che fonde visivamente i corpi, come fosse uno solo, multiforme, indescrivibile, condensando atmosfere talvolta ritmiche e tribali, talvolta rarefatte e eteree.
In Alce figure zoomorfe (alcune ispirate alla tradizione popolare arcaica, altre inventate) punteggiano il trascorrere della coreografia, come in un enigmatico dialogo da lontano.