Winter Forest

Un lavoro di Fabrizio Favale

 

Durata 40 minuti

 

Coreografia Fabrizio Favale
Set, costume e art work First Rose
Danzatori Daniele Bianco, Po-Nien Wang
Suoni registrati negli zoo di diversi paesi nel mondo Fabrizio Favale
Musiche Massimo Carozzi, Daniela Cattivelli, Christian Fennesz, Jónsi, Alex Somers, Ulrich Krieger
Co-produzione Festival Danza in Rete – Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, KLm – Kinkaleri / Le Supplici / mk
Con il contributo di MIBAC / Regione Emilia-Romagna / Comune di Bologna
Con il sostegno di h(abita)t – Rete di Spazi per la Danza / Sementerie Artistiche, Crevalcore

 

 

Allontanandosi in una traiettoria senza ritorno verso orizzonti di astrazione di un altrove non precisato, Winter Forest riduce il suo apparire a un’essenza della danza priva di riferimenti mondani.

Il paesaggio immaginario che disegna ha carattere invernale, glaciale, ottenuto con speciali effetti di luce riflessa su un fondale di seta (opera di First Rose).

Qui si muovono due danzatori in una danza inclassificabile fatta dell’intreccio fra un’elevata complessità tecnica e movimenti sconosciuti.

La coreografia è costruita con un’idea di casualità, in cui gli elementi danzati, pur variando, ritornano apparentemente senza un motivo, come accade con i temporali e le tempeste.

Ciascun movimento segue l’altro in un senso incongruo, non consequenziale e, a causa dell’elevata difficoltà esecutiva, in questo lavoro i danzatori contemplano di volta in volta il rischio della non riuscita, senza appoggiarsi ad alcuna interpretazione.

 

Note dell’autore

“Dopo aver frequentato a lungo i paesaggi all’aperto nei loro mutamenti dentro l’alternarsi delle stagioni con il progetto Le Stagioni Invisibili – Ciclo Coreografico Infinito (2018-2021), e dopo aver incontrato gli abitanti di quei paesaggi (non solo umani, ma anche animali, piante, minerali, strutture artificiali, macchinari, schiacciasassi, il senso degli spazi, il tempo ciclico), ho sentito l’esigenza di un allontanamento, di ipotizzare zone non-esistenti, una lontananza che guarda in qua senza capire e che noi guardiamo senza capire. Ho voluto dedicare questo lavoro a tutti gli animali”.
Fabrizio Favale

 

Queste performance possono essere considerate a metà tra coreografia e arte visiva e possono essere eseguite in gallerie d’arte, musei, spazi non convenzionali e teatri.